Sottovalutare l’effetto di un attacco informatico non è mai una scelta vincente. Natale 2019 per la società americana “The Heritage Company” sarà ricordato per sempre, infatti a causa di un attacco ransomware la società di telemarketing con sede nell’Arkansas (USA), è stata costretta a chiudere definitivamente e a licenziare ben 300 dipendenti.
Abbiamo lavorato diligentemente nelle ultime due settimane per riorganizzarci nel tentativo di riprenderci dall’incidente informatico, e anche se abbiamo fatto progressi, c’è ancora molto lavoro da fare. Con questo in mente, non vogliamo impedirti di cercare un altro lavoro. Per favore, abbi cura di te e dei tuoi cari, e buon anno.
I fatti
L’attacco informatico era avvenuto nel mese di ottobre 2019. Il virus aveva bloccato i server aziendali e preso in ostaggio tutti i dati, paralizzando così le attività e lasciando di fatto i dipendenti con le mani in mano.
La società aveva pertanto deciso di pagare il cospicuo riscatto, con la speranza di poter tornare a lavorare, che gli era stato richiesto dagli hacker per decripittare i dati.
In realtà, come avviene quasi sempre, le operazioni di ripristino e restore inizialmente stimate in pochi giorni, si complicavano in modo imprevisto e tra dati corrotti e ripristini falliti l’azienda ha continuato a perdere cetinaia di migliaia di dollari, fino alla decisione definitiva di licenziare tutti i dipendenti e chiudere definitivamente.
La cosa che deve colpire da questa vicenda non è secondo me il fatto che un’azienda sia stata costretta a chiudere per l’attacco subito, ma il fatto che un’azienda medio/grande (300 dipendenti non sono pochi) non abbia una serie di procedure di disaster recovery.
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